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Intero settore alimentare in crescita, prospettive di crescita ancora più alte

Migliorare la produttività interna ed aumentare ancora di più l’export: queste le prospettive per il 2018 dopo un 2017 alle stelle

Periodo più che positivo per il settore alimentare italiano che, stando ai dati Federalimentare, chiude il 2017 con un fatturato di 137 miliardi di euro (+2,6% rispetto all’anno precedente).

Crescita che interessa l’intero settore, dalla produzione interna all’export e che vede come protagoniste imprese italiane di ogni dimensione. Prova ne è stato Cibus, il salone internazionale dell’alimentazione tenutosi a Parma questo maggio, al quale hanno preso parte oltre 3000 aziende italiane ed oltre 80 mila professionisti provenienti dalle aziende di tutto il mondo. Lo scopo della fiera, come spiega Antonio Celie, ad della Fiera di Parma, è proprio quello di aiutare le aziende italiane ad avere uno sbocco sul mercato estero, portando i prodotti delle eccellenze tricolori disponibili in diversi paesi anche in larga scala.

Il desiderio di espandersi in nuovi mercati e di migliorare la produttività interna (che ha già visto un incremento dei prezzi del 2% rispetto al -0,6% del 2016) fa essere molto speranzose anche le società di intermediazione aziendale, come ad esempio la General Cessioni, che prevedono massicce quantità di investimenti in questo settore nei prossimi mesi. L’ottimismo è dettato anche dal fatto che in iniziative come Cibus crede anche lo stato, investendo non poco (1,8 milioni di euro quest’anno) dando così la possibilità di invitare buyers di tutto il mondo per mostrare e far conoscere i prodotti Igp e Dop e per aumentare, conseguentemente, di notorietà.

Numeri alla mano: il mercato interno è salito nell’ultimo anno del +0,8% raggiungendo circa il 76% dei ricavi delle imprese alimentari italiane. Si prospetta una crescita del 1-2% per il 2018, complici una serie di misure che Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare, reputa necessarie per non arrestare la crescita, cioè: innanzitutto investire in politiche di filiera industria- agricoltura in modo da poter ottenere formule premianti solo per chi lavora con chiarezza e trasparenza ed al contempo rilanciare e rivalorizzare la produzione agricola, poi convincere la Commissione Europea a mettere a punto un disegno di legge che aiuti le imprese italiane soprattutto nell’etichettatura e nella denominazione ed infine rendere il piano di investimenti made in Italy da straordinario ad ordinario.
Per quanto concerne l’export la crescita è vertiginosa, a capitanare l’ascesa troviamo i settori delle acquaviti-liquori, quello lattiero- caseario e quello dolciario. Mentre tra i primi mercati svettano la Russia (+30%) e la Cina (+20%) seguite a ruota da Spagna e Polonia (+14%). Quindi, oltre ai fedelissimi Germania, Francia e Stati Uniti il mercato dei prodotti italiani si sta aprendo a nuovi mercati studiandosi a puntino quelli che possono essere i più promettenti: come il Messico, la Thailandia ed il Giappone rendendo, così, sempre più verosimile la previsione dei 50 miliardi fatta dal governo durante l’Expo 2015 di Milano.

Prossimo traguardo? Aumentare la produzione alimentare al 2% e l’export fino al 7%

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